Il GIUDIZIO DI MARCO TULLIO CICERONE SUL PERICOLO “GLOBALIZZATORIO” dei “PORTI DI MARE”

Est autem maritimis urbibus etiam quaedam corruptela ac mutatio morum; admiscentur enim novis sermonibus ac disciplinis, et inportantur non merces solum adventiciae sed etiam mores, ut nihil possit in patriis institutis manere integrum. iam qui incolunt eas urbes, non haerent in suis sedibus, sed volucri semper spe et cogitatione rapiuntur a domo longius, atque etiam cum manent corpore, animo tamen exulant et vagantur. Nec vero ulla res magis labefactatam diu et Carthaginem et Corinthum pervertit aliquando, quam hic error ac dissipatio civium, quod mercandi cupiditate et navigandi et agrorum et armorum cultum reliquerant…(continua..)

(Cic. De Rep. II, 7)

Le città marittime sono quantomai esposte alla corruzione e al peggioramento dei costumi. In esse si mescolano infatti lingue e usanze d’ogni paese e s’importano, oltre alle merci, anche nuovi costumi, così che nessuna delle patrie istituzioni si mantiene inalterata. Inoltre, gli abitanti stessi di quelle città non si sentono per nulla legati alle loro sedi, ma da mutevoli pensieri e da nuove speranze sono tratti lontano dalla patria e, anche quando vivono là, vagano tuttavia con lo spirito, quasi esuli dalla loro terra. Alla decadenza e alla rovina di Cartagine e di Corinto nulla ha contribuito più dell’inclinazione ai viaggi e alla dispersione dei cittadini, che per amore dei commerci e della navigazione trascurarono la cultura dei campi e la passione per le armi. (continua…)

(traduzione tratta da “Cicerone Dello Stato” ed. Mondadori)

a cura di ILLE DOCTOR LUMINIS e G.dX.

– ARISTOCRAZIA DVRACRVXIANA –