Usa, 2013 (ovvero 8 anni fa), il mondo è preda delle corporation che hanno in appalto persino la giustizia e quindi anche il settore carcerario. Per combattere la sovrappopolazione è vietato procreare e chi trasgredisce viene condotto in prigioni gestite da biechi funzionari sintetici che tengono l’ordine attraverso l’uso di cloni altrettanto sintetici e affidando l’intero funzionamento della struttura ad un’intelligenza artificiale (Z-10) programmata per applicare protocolli spietati e del tutto avulsi da quei precetti giuridico-umanitari che l’Occidente chiama “giustizia” da 3000 anni.
Direttore del carcere e computer che lo coadiuva gareggiano in cattiveria e sadismo nel dominio totale della vita dei prigionieri inserendo nel loro corpo, sin dall’inizio della detenzione, congegni miniaturizzati capaci di controllarne sogni, stato psicofisico, attività onirica e localizzazione spaziale; ma tali microchip sono soprattutto funzionali ad infliggere dolore e/o morte al primo segnale di insubordinazione.
Solo una crepa tipica dell’imperfezione (semi)umana del direttore Poe (che, pur sintetico, capitola davanti alla figa e all’alcol), la nerdaggine di un hacker occhialuto e il coraggio di un patriota che ama la moglie e chiede solo di avere una vita serena con la sua famiglia, avranno la meglio su un organigramma tirannico (quasi) perfetto nella sua tecnologica disumanità.
Un organigramma ideato e gestito, badate bene, non da extraterrestri o da demoni, ma dallo Stato. E quindi, a suo tempo, approvato e accettato dal popolo attraverso il voto politico.
Il film, con Christopher Lambert, usciva nel 1992.
HELMUT LEFTBUSTER