IL VALORE DELL’AFFEZIONE AL RICORDO TRASCENDE QUALSIASI PRAGMATISMO UTILITARISTA

Dovevo cambiare le gomme all’auto. Oramai, radiali e battistrada da neve sono tutti uguali, ritagliati sullo standard a “spina di pesce” della Goodyear (alla faccia dell’evoluzione scientifica che dovrebbe essere basata su continua sperimentazione di nuove ideazioni, anziché su copia/incolla fatto con l’Ai… ma tant’è).

I prezzi erano più o meno tutti allineati, salvo scavallare su cineserie dove si scende di brutto, ma allo squallore pur utilitaristico del risparmio c’è un limite che si chiama “dignità” (oltre che sicurezza).

Immaginavo che la gloriosa Pirelli, come ogni altro italico gioiello di famiglia, fosse nel tempo stata svenduta a chissà quale barbarico affarista straniero; quindi l’aspetto nazionalista della scelta non avrebbe retto alcuna logica commerciale né qualitativa.

Ebbene, cosa restava dirimente nello scegliere? Anzitutto, l’attaccamento al logo del marchio; un piccolo orpello identitariamente significativo di svariate nozioni oggi in programmata dismissione: nostalgia, in primis, di quando quel marchio, andando coi miei da Roma a Tivoli negli anni ’70, lo vedevo campeggiare all’ingresso della fabbrica di pneumatici che si affacciava sulla via Tiburtina.

Poi, stile e disegno, che esprimono ineluttabilmente l’estetica tipica di un periodo storico la cui genesi oggi è messa a rischio dalla follia transumanista che ogni creatività omologa e asservisce.

E non ultimi, etimo e identità, che sono a loro volta affettività. La parola stessa “pneumatico” viene da “pneuma”, soffio vitale: e quello, cari globalisti, transumanisti e merdaglia “neocon” varia, non riuscirete mai a cancellarlo e a portarcelo via.

HELMUT LEFTBUSTER

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