SEGNALAZIONI TURISTICHE IDENTITARIE (DVRACRVXIANAMENTE QUOTATE)

Quante volte capitiamo in zone, borghi, siti o comunque luoghi strabiliantemente belli, compresi nei confini della patria Penisola, e pronunciamo o udiamo pronunciare la fatidica frase “peccato che un posto del genere non sia valorizzato” oppure “gli Americani ne avrebbero fatto un tempio” o ancora “andiamo a buttare soldi nel culo del mondo e poi non conosciamo i tesori di casa nostra”.

Ebbene, questa pagina dvracrvxiana offre alla spicciolata (attraverso foto e riferimenti) indicazioni e dritte per gite o viaggi presso mete italiane trascurate o misconosciute, affinché tornino ad essere valorizzate e a valorizzare a loro volta le preziosità storiche e mitologiche che racchiudono.

Rientrano a pieno titolo in tale lista anche i luoghi menzionati nella pagina “Loci et Lvci”, che offre trattazioni approfondite concernenti località ammantate di spiritualità dvracrvxiana.

https://aristocraziaduracruxiana.wordpress.com/2011/07/30/loci-et-lvci-dvracrvxiani/

https://aristocraziaduracruxiana.wordpress.com/category/uncategorized/ameni-sentieri-et-specula-dvracrvxiani/page/3/

SEGNALAZIONI TURISTICHE IDENTITARIE

L’Identità parte da cibo, bellezza, arte e natura: valorizzare tutto ciò, anche segnalandone i luoghi che ne son pregni e forieri, è fra le forme di militanza politica più fungevoli della democrazia diretta.

HELMUT LEFTBUSTER


Città morta di Palazzolo, zona archeologica poco fuori Vasanello (Vt)

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LA VIA SILENZIOSA AD

Villa Gregoriana (Tivoli)

QUEI “NEO-FUTURISTI” AL SERVIZIO DI DAVOS

Si sa, i giullari sono sempre stati al soldo dei loro padroni; tuttavia, un tempo, almeno fra le “avanguardie” presenziava (anche) chi i padroni li avrebbe disarcionati volentieri, perseguendo una forma di creatività realmente libera, innovativa e sperimentale.

Ebbene, affacciatomi al Macro di Roma, brutto sin dall’edificio, di quel tipico grigiore asettico e amorfo post-sessantottino buono solo a rattristare l’animo di chi vi passa innanzi, è stata la sagra del nulla più sterile e vuoto, con 4 sassi (grigi anch’essi) buttati a terra a rappresentare “l’arte-contro” e la ripetitività più abietta dei soliti stilemi di chi, non sapendo fare un cazzo come artista, riesce a far male anche le solite cazzate “new age” di prammatica modernista.

Insomma, una quelle robe da dire “che palle la modernità, W l’Arte classica sempre e comunque!”

Però..però..però ..poi le emozioni arrivano con un’intera sala dedicata a suggestioni neo-futuriste intitolata “Accelerazione”; e qui, fra le opere esposte, in bella mostra, si può ammirare persino un’auto da corsa con l’effige della nota casa farmaceutica Pfizer.

Vabè, vado a bermi qualcosa con un antiemetico dentro.

HELMUT LEFTBUSTER

LA CARTELLONISTICA DEI TRANSUMANI VI DA PURE DEI CANNIBALI – skeggia dvracrvxiana –

In una grande e progredita “democrazia” occidentale, da abbonato e pendolare, per un “malfunzionamento” così grave mi aspetterei perlomeno la testa dei responsabili della cartellonistica elettronica. 

E a quei decerebrati che si scudano dietro la storia che la “misteriosa” scritta apparsa sul tabellone sarebbe il titolo di una serie di Netflix (pur di non ammettere nelle mani di chi sono finiti), diciamo che non è edificante sapere che i nostri apparati informativi pubblici sono appaltati al miglior offerente privato. 

Su quel display nelle mani di qualche Ai potrebbe comparire la notizia di un falso attentato o cataclisma improvviso, con relativo, micidiale panico.

Oppure potrebbero iniziare a viaggiare messaggi palesemente intimidatori come quello in oggetto; e tutti zitti, tutti a testa bassa, tutti a sorridere come imbecilli mentre sgranocchiate snack con intestino di insetto: ergo, vi stanno dicendo che siete anche cannibali.

Rebus sic stantibus, questo occidente mi fa sempre più schifo.

HELMUT LEFTBUSTER – skeggia dvracrvxiana – 

E A NOI CHI CE LO DICE CHE LA VOSTRA “MESSA IN SCENA” SIA FINTA? – skeggia dvracrviana –

I solerti fact-checker di Davos colpiscono ormai quotidianamente e sempre a sfavore di verità. E’ divenuta tale la loro arroganza, consapevoli come sono di avere il coltello tecno-mediatico dalla parte del manico, che si trastullano a creare scenette false (o create con l’AI) per indurre gli utenti in buona fede a condividerle, e poi denunciano tale condivisione come “mendace”.

Ovvio che una tale vigliacca dinamica faccia definitivamente saltare il banco del concetto stesso di “informazione attendibile”: poiché, se come sostengono questi “debunker”, la scenetta di turno è finta, siamo tutti a costante rischio di n ho detto che l’hai inganno senza che nessuno paghi per la dolosa divulgazione di immagini o video farlocchi; se la scenetta di turno è vera, potranno sempre dire che è finta, e nessuno sarà mai in grado di testimoniare il contrario, dato che i debunker sono loro.

Difficile dire quale delle due ipotesi sia la peggiore. Ad esempio, la scenetta in questione, secondo noi, è accaduta realmente; ma loro, avendone poi comprato i “diritti di pubblicazione” dai diretti interessati, possono farne e dirne quello che vogliono.

In ogni caso, a questo punto, conta davvero poco cosa sia vero o cosa sia falso. Non resta che credere al nostro buon senso di Uomini liberi e dubitare sempre di ciò che proviene da Davos.

HELMUT LEFTBUSTER

QUEI DISCLAIMER DAVOSIANI SOTTO AI VIDEO SCOMODI

Date le evidenze, partiamo bergmanianamente dalle conclusioni, anziché seguire il classico percorso hitchcockiano del ragionamento: quando c’è un “disclaimer”, c’è anche necessariamente un censore che ha il potere di imporlo, e un censurato che ne è vittima.

E se il censurato è, come nel caso in esame, una televisione libera, il censore non può essere altri che colui che vede in quella libertà una minaccia alla propria propaganda, affrettandosi così a contrassegnarne i video col discredito di una preconcetta rettifica di contenuti presuntivamente considerati mendaci.

Ebbene, se il censurato viene passivamente “rettificato” da chi ha il potere politico e tecnologico di imporgli la rettifica, chi mai gestirà l’oggettività dei contenuti di quest’ultima, espressa nel disclaimer, se non chi gestisce la tastiera dell’intera partita mediatica? (nella fattispecie, wikipedia)

Esattamente come accadeva (e ancora accade) durante la pandemenza, quando i contenuti di qualsiasi video you tube che trattassero argomenti “sanitari” erano presidiati dai disclaimer covidioti, gestiti a loro volta da chi aveva interesse a mantenere in piedi l’intera baracconata psicopandemica.

Di questi tempi, non basta più azionare il cervello per vivere; occore anche collegarvi le palle. Ovviamente, per chi ha il privilegio di possederle.

HELMUT LEFTBUSTER – skeggia dvracrvxiana –

SE IL 5G E’ SOLO UNA BONARIA TECNOLOGIA, CHE C’ENTRA QUESTA FOTO? – skeggia dvracrvxiana –

Allora, ammetto di non essere né un esperto né un appassionato di 5G; ma ammetto anche di essere un esperto e un appassionato di strategie mediatiche del regime da decenni. E di pensarne quindi tutto il male possibile, dato che 3000 anni di approccio filosofico greco-romano mi hanno insegnato a ragionare in modo analogico, ovvero: se il 5G è fanaticamente sostenuto dagli stessi potentati che sostengono la propaganda woke, climatista, vaccinista, genderista e transumana, non ho ragioni logiche per dubitare che ne sia a sua volta l’ennesima arma.

Ciò premesso, poiché il tema 5G è spesso anche sfruttato dalla propaganda davosiana come sferza per ridicolizzare i “complottisti”, deridendone le teorie secondo le quali esso interagirebbe coi vaccini, scenario assolutamente plausibile ai teorici lumi della scienza ma dal sarcastico “appeal fantascientifico” per chi con essa non si cimenta criticamente, mobilito tutti al ragionamento su quest’immagine.

Considerando che l’articolo in questione è di questi giorni (30 nov 2023), perché mai userebbero uno scatto relativo al poliziesco terrore psicopandemico vigente 2 anni prima per corredare una notizia tutto sommato bonaria come l’implementazione dell’accessibilità ad internet nelle metropolitane?

Ecco, credo che certi quesiti, talvolta, diano più risposte delle risposte stesse.

HELMUT LEFTBUSTER -cenacvleria dvracrvxiana-

ECCO PERCHE’ IL PROGRESSISMO “WOKE” ODIA COSI’ TANTO LA CARTA

Già trattammo l’argomento nell’ormai lontano 2011, in occasione della nostra escursione presso le Cartiere del Menotre, quando ancora il termine “cancel culture” era ben lungi dall’esser coniato.

Ora, pubblichiamo queste pagine tratte da una raccolta di riflessioni filosofiche e studi scientifici editi da Pro Civitate Christiana di Assisi del 1960, non perché si debba concordare con quanto scrittovi; ma a testimonianza del fatto che temi spacciati oggi come innovativi e rivoluzionari sono in realtà sempre esistiti e altrettanto liberamente divulgati.

Di più: in passato sono stati trattati con molta più apertura dialettica e maggior afflato genuinamente conoscitivo e speculativo di quanto oggi non facciano i “progressistissimi”, “laicistissimi” e “transumanistissimi” apparati culturali di regime, pronti a censurare senza appello chiunque non creda che un virus sia letale o meno a seconda se il cornetto al bar lo inzuppi da in piedi o da seduto.

Con la carta non si possono fare magheggi retroattivi e, soprattutto, non si può dimenticare ciò che è scomodo.

Buona Lettura.

HELMUT LEFTBUSTER

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DONNE SUPERSTARLETTE WOKE

Solo agli stolti non è evidente che minimizzare, vittimizzare e delegittimare il Maschio (che difatti chiamano “tossico”, attribuendogli d’ufficio la peggiore infamia elargita dalla suprema Inquisizione ecologista) è parte integrante della propaganda woke.

E come al solito lo fanno capovolgendo pacchianamente l’evidenza storica, ovvero esaltando il talento femminile in ruoli, mestieri e arti ove esso è sempre stato latente per natura. Madre natura.

Reputo stomachevole che la maggioranza delle donne non si ribelli a quest’uso strumentale delle loro naturali potenzialità, lasciandosi mestolare come acqua di cottura là dove la brodaglia woke necessita d’essere diluita ad obiettivi ben più ostici e specifici come immigrazionismo, gender e transumanesimo tecnosanitario.

Ida Magli, grande antropologa e -lei sì- gran donna, sosteneva oltre vent’anni fa che i potentati globalisti miravano a femminilizzare l’Europa per farla penetrare dal resto del mondo. Ebbene, benvenuti nella realtà di una delle tante cassandre inascoltate.

HELMUT LEFTBUSTER -skeggia dvracrvxiana-

“I VIAGGIATORI DELLA SERA”, IL FILM DISTOPICO DI UGO TOGNAZZI, UN PO’ MIDSOMMAR UN PO’ COVIDLAND

I più ricorderanno questo grande attore e regista per le geniali supercazzole di “Amici Miei”. Ma Ugo Tognazzi è stato anche molto altro; e con questo film ci ha lasciato un messaggio nella bottiglia che fa venire i brividi per la verosimiglianza con ciò che stiamo vivendo oggi.

La pellicola è datata 1979, ma è ambientata in un -per noi ormai usuale- imprecisato futuro distopico ove una sorta di altrettanto imprecisato governo globale, in nome di una non meno imprecisata crisi eco-sanitaria, sterilizza la popolazione ed educa i giovani a condotte di vita addomesticate, pavide, moraliste, scevre da eccessi verbali e comportamentali, nonché fortemente ostili a tutto ciò che riguarda i propri genitori e il Passato.

Va da sé che per instaurare questa sorta di “nuovo ordine” il regime deve neutralizzare l’intera generazione precedente, troppo sveglia, ribelle e collusa col sistema culturale che si vorrebbe cancellare. Così, per darsi una parvenza democratica, fa votare ad un popolo oramai indottrinato al vuoto e arbitrario progressismo ageista, una legge che prepensioni tutti i pluri-cinquantenni confinandoli in una sorta di“vacanza al mare”, di fatto un campo di concentramento per “boomer” camuffato da resort e sottoposto allo spietato controllo dell’Esercito della Salute Pubblica, una milizia in camice bianco dotata di monitor e altri strumenti tecnologici di schedatura, che gestisce la non-vita degli ospiti fra orari scanditi da voci robotiche, rigore alimentare e medicalizzazioni forzate, in un ambiente dove tutto è finto, dalle piscine ai fiori.

Poiché sono pochissime le coppie di coniugi che compiono il 50° anno nel medesimo giorno, la maggior parte di questi “vecchi” finisce nel lager senza il proprio partner; quindi, per allietare la vacanza ai prigionieri e tingerla di licenziosità apparentemente hippie, i carcerati vengono indotti al sesso libero e di gruppo, così da fugare ogni sospetto di autoritarismo da parte dei carcerieri. In realtà è solo una tattica psicologica per distanziarli dai loro amati, creando così gelosie e inimicizie diffuse che inibiscano qualsiasi forma di aggregazione empatica e affettiva votata all’organizzazione di una qualche resistenza contro le imposizioni vigenti.

Già, perché chi viola le prescrizioni degli “infermieri”, come il non varcare il recinto o sottoporsi al regime alimentare vigente, viene terminato alla chetichella, e la sua morte motivata col prezzo del rischio corso dal disobbediente inadempiendo agli obblighi imposti a tutela della sua salute.

Quanto a chi non muore accidentalmente per disobbedienza, viene fatto sparire in occasione di un gioco a cui tutti gli ospiti sono periodicamente tenuti, una sorta di chiassosa lotteria gestita dal direttore del lager, nella quale si vince un viaggio in crociera dal quale nessuno farà mai ritorno, andando il premio a costituire una sostanziale esecuzione di Stato. Una realtà a tal punto sdoganata come ineluttabile e introiettata come moralmente necessaria (e qui ci sovviene il film Midsommar), che nessuno ha il coraggio di denunciarla pubblicamente, limitandosi tutti a tentare di cedere i biglietti vincenti per poter sopravvivere almeno sino al gioco successivo.

Dulcis in fundo, la conta delle morti accidentali e delle sparizioni dei croceristi è divulgata quotidianamente e ossessivamente attraverso degli altoparlanti, più o meno con il medesimo intento dei bollettini di covidiota memoria.

Non spoilereremo il finale per non togliervi il pathos della visione, ma sarà pienamente in tono con gli intensi e nemmeno troppo criptici simbolismi che pervadono l’intera pellicola.

Vi segnaliamo inoltre la partecipazione di uno schianto di Corinne Clery degli anni d’oro e di una inedita Ornella Vanoni, piuttosto spogliata e molto versatile nelle vesti di attrice.

In conclusione, questa è la domanda che già dalle prime scene ci è venuta spontanea: se già negli anni ’70 si intravedeva così chiaramente l’orrenda realtà di cui oggi siamo tutti testimoni e vittime, come è possibile che nel frattempo nessun politico, intellettuale, sociologo, antropologo sia riuscito a fare qualcosa per fermare questi bastardi?

Possibile che nessun integerrimo intellettuale “liberal”, in 50 anni di predominio socio-culturale della cosiddetta sinistra, è stato capace di drizzare la schiena per dirci che il Re era nudo? Pare di no, salvo probabilmente Pasolini e pochi altri morti ammazzati, proprio come in questo film.

E così, nonostante tutti sapessero, il Re, ammantato nei suoi vestiti invisibili e forte di tale silenzio, ha potuto imporci il green pass proseguendo indisturbato con la sua carneficina di vite e coscienze.

HELMUT LEFTBUSTER

E ANCHE “IL MALVAGIO IMPERO GALATTICO” E’ DIVENTATO WOKE

L’ancestrale dicotomia Bene/Male di cui Dante fu per eccellenza il cantore, finanche nella sua vulgata cristianizzata e quindi redenzionista, ci ha sempre offerto la libera scelta, il libero arbitrio, la paritaria possibilità di identificazione di ognuno di noi nell’uno o nell’altro. Che si tratti di scelta estetica, spirituale, sociale o addirittura criminale, l’opzione Bene/Male è irrinunciabile; persino la legge può solo limitarsi a dissuaderci dallo scegliere il Male senza riuscire, nei fatti, ad imporre alcuna cieca obbedienza al Bene.

In ambito creativo, poi, il Male, vuolsi in funzione catartica, vuolsi in funzione apotropaica, ha sempre venduto addirittura meglio del Bene. Banalizzando, Guerre Stellari ha fatto botteghino con Darth Vader, non con Luke e Leila. Perlomeno è stato così..sino all’avvento del “woke regime”.

Ebbene, a cosa punta la dottrina woke? A privarci del concetto ontologico di alternativa, rendendo obbligata, monodirezionale ed eterodiretta qualsiasi nostra scelta. E questo perché al di là del bene e del male non c’è alcuna terza via: c’è soltanto il Nulla, c’è assenza di identità, ovvero esattamente ciò a cui i wokeisti puntano arrivare.

Ma veniamo al tema del titolo. Che si consideri l’Impero galattico di Star Wars come il fronte spirituale della malvagia fazione Sith, o come un regime totalitario votato ad una mera politica imperialista, esso nasce comunque per contrapporsi a tutto ciò che sia inclusività e buoni sentimenti; in parole moderne, a tutto ciò che oggi definiremmo “woke”.

Dall’ultimo stormtrooper ai più alti ufficiali e dignitari attigui alla figura dell’Imperatore, volti e fattezze dei “cattivi” nascono squadrati, glaciali, caucasici e rigorosamente maschili. Insomma niente femministe in carrieraimmigrati alla corte di Sheev Palpatine. Il volto di Peter Cushing, l’attore più “gotico” della storia del cinema, nel ruolo del governatore della Morte Nera, è l’emblema dell’Impero.

Poi l’Imperatore perisce, così come avviene per ogni antagonista nel mondo cristianologico occidentale, dove, contrariamente allo statico ed immanente mondo pagano, si prevede la capitolazione del Male nel Giudizio universale, e si applica tale modello in funzione eticizzante a tutte le fattispecie di scontro esistenti, senza che ancora ci sia mai stata data prova reale di tale soluzione finale.

Ed è in tale frangente che, tornando alla nostra “galassia lontana lontana”, l’acquisizione di Star Wars da parte della Disney (fra i maggiori potentati woke del pianeta) sostituisce il concetto di Apocalisse, che prevede comunque uno scontro paritario fra Dio e il suo antagonista, con la cancel culture, ovvero con la cancellazione ex tunc di qualsiasi alternativa al Bene che, così, da semplice suggestione letteraria e favolistica, si trasforma in pura propaganda politica.

Per fare ciò senza incuneare nel pubblico medio troppi sospetti circa tale deriva propagandistica della cinematografia contemporanea, gli sceneggiatori Disney fanno ereditare ciò che resta del “malvagio impero galattico” a un ammiraglio dal volto blu (quindi di razza aliena rispetto all’universo etnico imperiale del plot) e dall’etica bonaria come la sua pappagorgia. Un ufficiale sorridente e vestito di bianco che si batte con il medesimo senso di giustizia della Repubblica galattica dei Jedi, ma da una prospettiva politica solo un po’ più “di destra”. Una sorta di berlusconiano post-litteram, ci si passi l’orrenda licenza. Insomma, uno di quegli avversari politici ai quali i progressisti-dem stringerebbero volentieri la mano, consapevoli di condividervi, al di là della casacca d’ordinanza, il medesimo programma politico.

Senza spoilerare nulla, ma dando un’occhiata alle sinossi dei plot futuri dell’universo espanso di Star Wars, vi basti dire che gli eredi dell’Impero avranno un pugno chiuso al centro dello stemma imperiale. E probabilmente inneggeranno anch’essi, insieme ai nipotini meticci di Asoka, a Mandela, a Greta Thumberg e alla raccolta differenziata.

Per citare – stavolta – La Storia Infinita, a minacciare il Regno di Fantasia non sarà più un lupo cattivo e ringhiante, ma saranno tanti agnellini colorati e belanti.

HELMUT LEFTBUSTER

TREMATE TREMATE LE BAGNINE SON TORNATE – l’eroizzazione forzata della donna nella propaganda woke –

Da fieri debunker del wokeismo, pur con mezzi molto più risicati di quelli dei servi di Davos, anche in spiaggia siamo alla continua ricerca di bufale della propaganda di regime da sfatare. Eh sì, ci divertiamo così.

Come sempre, la loro tecnica mediatica non punta all’invenzione di sana pianta della notizia, che sarebbe troppo rischiosa; piuttosto punta a decontestualizzare quest’ultima rispetto al suo reale valore statistico, presentandola con titoli acchiappa-clic aleatori, generici e privi di coordinate spazio-temporali che possano caratterizzarne una valenza eticizzante in termini assoluti e non relativi.

Eccovi due titoli su salvataggi in mare a confronto: il primo, del Corriere (!), propone l’immagine della bagnina eroina: di fatto una professionista come tanti altri, pagata per fare il suo lavoro esattamente come il collega della notizia successiva. E invece no, in quanto donna diventa una primatista assoluta di salvataggi per averne effettuati 7 dall’inizio della stagione. Ebbene, la stagione è iniziata da un pezzo: quanti sarebbero, in senso assoluto, 7 salvataggi? Tanti? Pochi? Quindi su quale dato statistico si baserebbe cotanta esaltazione al femminile?

Il secondo si riferisce invece ad un bagnino suo coetaneo, il quale, avendo avuto la sfiga di nascere maschio nell’era in cui i colossal hollywoodiani si intitolano Barbie e non più Ben Hur, pur avendo effettuato ben 3 salvataggi in una sola mattina, deve accontentarsi di una menzione su un giornale locale. Con la differenza che 3 salvataggi in una mattinata, su base proporzionale, sono una quantità circostanziata e delimitata nell’unità di tempo degna sì di potersi candidare a primato.

Bello mio, ti sei fatto un gran mazzo per avere 2 pettorali d’acciaio e finire su Tusciaweb, mentre con un bel paio di tette saresti finito sul Corriere. Eh già, persino in spiaggia questo mondo è fatto a scale, chi le scende e chi le sale.

HELMUT LEFTBUSTER